Rino Gaetano |
di Francesco Pellegrino
Io scriverò
sul mondo e sulle sue brutture, sulla mia immagine pubblica e sulle camere
oscure, sul mio passato e sulle mie paure.
(da Io
scriverò)
Due giugno 1981. Mentre percorre via Nomentana, a
Roma, Rino Gaetano va incontro a una tragica morte: la sua Volvo 343 si
schianta su un camion, dall’altra parte della strada. Il cantautore si spegne,
dopo che cinque ospedali ne rifiutano il ricovero. Ironia della sorte, lo
stesso Rino cantava ne “La ballata di
Renzo”, di un giovane che veniva rifiutato da vari ospedali dopo un incidente
stradale: «Quando Renzo morì/ io ero al bar la strada era buia /si andò al
S.Camillo /e lì non l'accettarono forse per l'orario /si pregò tutti i Santi ma
s'andò al S.Giovanni/ e lì non lo vollero per lo sciopero.». Nel 1998 verrà
pubblicata: “La Storia”, una raccolta delle sue canzoni più conosciute e,
successivamente: “Sotto i cieli di Rino”, che si differenzia dalla precedente solo per
un’irritante versione remixata di “Ma il
cielo è sempre più blu”.
Diviene noto al grande pubblico attraverso il
singolo “Ma il cielo è sempre più blu”, e ottiene la consacrazione con “Mio
fratello è figlio unico”, una denuncia (celata da apparenti frasi non-sense)
verso la classe politica italiana. La maturazione avviene con “Aida”, suo terzo
lavoro, pubblicato nel 1977.
Nell’omonima canzone Rino ha saputo tracciare, con
il suo stile inimitabile e affidato alla simbologia, un affresco di tutta
l’Italia contemporanea, dal fascismo alla guerra, dal dopoguerra agli scandali
e alle difficoltà degli anni ’70. Un
anno più tardi viene pubblicato “Nun te reggae più”, un’ironica diapositiva dei
vari personaggi italiani dell’epoca: da Gianni Agnelli alla P2, dalle P 38 a
Berlinguer, da Gianni Brera allo scandalo della spiaggia di Capocotta.
All’interno dell’album vi
sono anche i singoli: “E cantava le canzoni” e il più conosciuto “Gianna”,
capolavoro divenuto, con il passare degli anni, singolo “da spiaggia”.
Cantautore di un universo affollato da santi che “salgono sul rogo vestiti di
amianto”, di amabili prostitute e
detestabili politici di qualsivoglia schieramento, paladino degli sfruttati,
Rino ha cantato, con anarchica nonchalance, un’Italia grottesca e surreale.
Ma la denuncia sociale, celata dietro l'ironia delle
sue filastrocche, che valgono molto di più degli attuali slogan, resta ancora
attualissima.
Sono passati trent’anni dalla sua morte, e un cielo
blu sovrasta ancora la stessa terra marcia.
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